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giovedì 27 giugno 2013

Lanterne magiche

"Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d'ombra e di luce."
L.Tolstoj - Anna Karenina

Nelle calde sere d'estate, il bagliore delle candele rischiara il crepuscolo e crea giochi di luci e ombre che ci regalano atmosfere perdute...
Anche il balcone di città può avere il suo fascino se impreziosito con piccole lanterne magiche, create riciclando barattoli di vetro, decorati con corda, juta, vecchi collant in microrete qualche conchiglia e naturalmente colla a caldo e filo di ferro per i manici.
Semplicissime da realizzare, non vi resta che metterci una candela, aspettare il tramonto, accenderla e sedervi per godere dell'aria serale che rinfresca la calura estiva. 
Una cena romantica o una serata tra amici, con le luci giuste, vi daranno subito quella sensazione di leggerezza che fa già un po' vacanza... 
Buona estate 
Demetra.

mercoledì 19 giugno 2013

Piccolissime Albicocche sul Prunus Mume

Ve lo ricordate il nostro primo post? 
Salutavamo la Primavera con il Prunus Mume che stava fiorendo ancora sotto la neve... Eccolo!!!
Ed ecco il frutto di quei fiori, delle piccolissime albicocche che stanno maturando.
L'abbinamento con le chiassose Surfinie fuchsia è un po' azzardato, ma va bene per dare il giusto senso delle dimensioni. 
Questa piantina che sto allevando da anni è un pre-bonsai, cioè una pianta che bonsai ancora non è, ma che sta crescendo in un vaso più capiente in modo da irrobustire il tronco e formare il primo palco di rami più importanti.
Quest'anno l'ho messa in una fioriera capiente e l'ho abbinata ad un Convolvulus Sabatius o Mautitanicus perchè in vaso è poco invadente e ha una fioritura delicata (La chiassosa Surfinia sta nella fioriera di fianco...). Le foglie del Prunus ora, sono un po' clorotiche, e le sto curando con del Solfato Ferroso, ma la pianta sta bene e in seguito all'ultima cimatura sta ricacciando nuovi getti.
In attesa di avere una pianta pronta per essere trasferita in un vaso per bonsai, mi godo tutti gli anni la vista di questi piccoli e teneri frutti.
A presto, Flora

giovedì 13 giugno 2013

Essere Se Stessi - Edward Bach

Il titolo può sembrare scontato... Quante volte si dice di imparare ad essere se stessi, quasi un luogo comune ormai. Eppure questo libro di Edward Bach, il famoso medico Inglese che ha aperto la strada alla floriterapia, dà due chiavi importanti sul raggiungimento del nostro vero sè.
- Quando leghiamo e limitiamo gli altri limitiamo e leghiamo noi stessi.
- Quando agiamo e pensiamo non secondo ciò che la nostra vera natura ci detta, ma secondo ciò che può far contenti gli altri, siamo lontani da noi.
Queste due situazioni che mettiamo in atto quasi senza accorgercene, sono le cause principali della nostra infelicità. Da qui, la derivazione di tutte le malattie.

Un passo del primo capitolo:
Ricordate che se soffriamo per malattia o per privazione, se siamo circondati da parenti o da amici che possono irritarci, se dobbiamo vivere fra quelli che ci controllano e ci dettano legge, che interferiscono con i nostri piani e ostacolano il nostro sviluppo: tutto questo è il frutto del nostro agire perchè è ancora rimasta in noi una traccia che ostacola la libertà di qualcuno oppure l'assenza di coraggio per affermare la nostra individualità, la nostra ragione di nascita.

Il primo capitolo già da solo vale tutto il libro. È la trascrizione di una conferenza tenuta a Southport nel 1931, e stupisce per come questo medico fosse avanti, e su cose che nemmeno oggi vengono accettate dalla maggioranza di noi.
L'individualità come salvezza è un tema ripreso fortemente anche oggi da diversi pensatori di spicco, uno per tutti Igor Sibaldi. Stupisce pensare che Bach ne facesse uno dei suoi cavalli di battaglia a inizio '900. Così come stupisce che già allora trovasse persino superata l'omeopatia e le teorie di Hahnemann.
Verso la fine qualche storiella con alcuni dei suoi fiori come protagonisti.
Ve lo consigliamo vivamente, una lettura illuminante e piacevole.
Minerva, Flora, Artemide e Demetra.


venerdì 7 giugno 2013

sua leggerezza... il Lino

Anni fa vidi su Gardenia, una foto dei fiori di Lino... e paff rimasi folgorata! Lo cercai inutilmente per vivai, ma solo quest'anno mi sono resa conto che potevo piantarli io! Non sono molto sveglia a volte, ma alla fine tutto capita al momento giusto. 
Grazie proprio ai semi per la minestra che questo Inverno la nostra Artemide mi ha regalato, mi è balenato di provare a fare la semina.
Ho adottato il metodo di quando ero bambina, li ho messi su un piattino con cotone ben zuppo di acqua e poi sul termosifone a Marzo, stando ben attenta che l'acqua non evaporasse del tutto, perché sennò i semi vengono tostati! Che reminiscenze!!! Dopo pochi giorni già germogliavano...
Ora sono come li vedete in queste foto e la magia dei fiori azzurri delicatissimi che avevo visto solo in foto si trova ora sul mio terrazzo. Ho dovuto ingabbiarli in quella brutta plasticaccia che vedrete in una foto, perché gli steli salgono alti e si piegano al primo soffio di vento, ma per il prossimo anno ho già un'idea...
Ho saputo che sono annuali e fioriranno per tutta l'Estate fino all'Autunno e questo mi rende felice. Poi i portasemi che sono già presenti adesso, perché il fiore si apre e sfiorisce in giornata, si aprirà una volta secco e regalerà svariati nuovi semini.
Sui moltissimi pregi e virtù dei semi di Lino c'è tantissimo da dire e lo faremo più in là.
Ora voglio invitarvi a leggere una fiaba bellissima di Hans Christian Andersen - Il Lino, che la mia amica Fabiana mi ha segnalato. È una bellissima metafora della vita e di quella che noi chiamiamo morte ma che altro non è che il riciclo della vita. Buona lettura! Flora
Hans Christian Andersen - Il Lino
Il lino era in fiore. Aveva bellissimi fiori blu, morbidi come le ali di una falena, o forse ancora più morbidi. Il sole splendeva sul lino e le nuvole di pioggia lo innaffiavano, e a lui piaceva come a un bambino piace essere lavato e avere un bacio dalla mamma; i bambini diventano ancora più belli e lo stesso accadeva al lino.
"La gente dice che io sto molto bene" esclamava il lino "e che diventerò bello alto e mi trasformerò in una pezza di stoffa. Oh, come sono felice! Sono certamente il più felice di tutti! Sto proprio bene e diventerò qualcuno. Come mi rallegra il sole e che buon profumo ha l'aria, e come mi rinfresca la pioggia! Sono immensamente felice, il più felice di tutti!"
"Certo, certo!" dissero le assi dello steccato. "Tu non conosci il mondo, noi invece lo conosciamo e ci sono venuti i nodi per i tanti affanni!" e scricchiolavano pietosamente:
Snip, snap, snurre, Basselurre, la canzone è finita.
"Non è vero!" rispose il lino. "Il sole splende, la pioggia fa bene, io mi sento crescere e so di essere in fiore! Sono il più felice di tutti!"
Ma un giorno arrivò gente che afferrò il lino dalla cima e lo sradicò, che male! Poi venne messo nell'acqua, come se lo dovessero affogare, e infine fu posto sul fuoco, e gli sembrava di arrostire: che sofferenza!
"Non si può stare sempre bene!" si disse il lino. "Per sapere qualcosa, bisogna provarlo!"
Ma diventò sempre più terribile. Il lino venne spezzettato e tritato, pestato e pettinato: già, cosa ne sapeva lui di come si dice! Fu messo sul rocchetto e, snurre rur! era impossibile raccogliere i propri pensieri!
"Sono stato straordinariamente felice!" pensò nel suo dolore. "Bisogna essere contenti delle cose belle che si sono ricevute. Contenti, contenti!" e stava ancora dicendo così quando si trovò sul telaio. Così si trasformò in una bella pezza di tela. Tutto il lino, ogni singola fibra, si trasformò in quell'unica pezza.
"È incredibile! Non l'avrei mai pensato. La fortuna mi assiste! Le assi dello steccato non la conoscevano proprio la vita, con il loro:
Snip, snap, snurre, Basselurre!

La canzone non è affatto terminata! Comincia proprio ora! È incredibile! Certo, ho sofferto un po', ma ora sono diventato qualcuno! Sono il più felice di tutti! Sono così forte e morbido, così bianco e lungo. È tutta un'altra cosa che essere una pianta, anche se avevo i fiori. Non venivo curato e l'acqua la ricevevo solo quando pioveva. Adesso sono servito a puntino! La cameriera mi gira ogni mattina e ogni sera vengo bagnato con l'innaffiatoio. Persino la moglie del pastore ha parlato di me e ha detto che ero la pezza di stoffa più bella in tutta la parrocchia. Non potrei essere più felice!"
La tela venne portata in casa e venne trattata con le forbici. Come tagliavano, come squarciavano, e come pungevano gli aghi, quando arrivavano! Non fu un divertimento. La tela si trasformò in dodici capi di biancheria, di quella che non si può nominare, ma che tutte le persone devono avere. Ecco, dodici capi di quella.
"Adesso sono diventato importante! Era il mio destino! Un destino benedetto! Adesso sono utile al mondo, e così dev'essere, perché questa è la vera gioia. Ora siamo dodici capi, ma restiamo comunque una cosa sola, siamo una dozzina! Che gioia incredibile!"
Passarono gli anni, e, alla fine, si consumarono.
"Arriva la fine per tutto, prima o poi!" esclamò ogni capo. "Avrei voluto resistere ancora un po', ma non si può pretendere l'impossibile!" Così vennero trasformati in stracci e brandelli; credettero che tutto fosse ormai finito, perché furono tritati e macerati e cotti, e altre cose che non sapevano neppure loro, e alla fine diventarono una bella carta bianca sottilissima.
"Che sorpresa, che meravigliosa sorpresa!" esclamò la carta. "Adesso sono ancora più sottile di prima, e dovranno scrivere su di me. Che cosa scriveranno? Che straordinaria fortuna!" E vennero scritte le storie più belle, e la gente le ascoltò perché erano così vere e così belle che resero le persone migliori e più sagge. Era proprio una benedizione che, attraverso le parole, veniva impartita alla carta.

"È molto più di quanto avessi mai sognato, quando ero un piccolo fiore blu del campo! Come avrei potuto immaginare che avrei dovuto portare gioia e sapere tra gli uomini? Ma è proprio così! Il Signore sa che io personalmente non ho fatto nulla se non quello che era necessario perché sopravvivessi. Eppure mi sta ricoprendo di gioie e di onori, uno dopo l'altro. Ogni volta mi ripeto: La canzone è finita! e invece mi succede qualcosa di molto meglio e più elevato. Adesso dovrò certamente viaggiare, essere mandato in tutto il mondo, affinché tutti gli uomini possano leggermi! È la cosa più probabile. Prima avevo fiorellini blu, ora per ogni fiore posseggo i pensieri più belli! Sono il più felice di tutti!"
Ma la carta non si mise a viaggiare, andò invece in tipografia e tutto quello che vi era stato scritto venne stampato in un libro, o meglio, in molte centinaia di libri, perché così molta gente potè trarne gioia e utilità; se quell'unico foglio di carta su cui si era scritto fosse stato mandato in giro per il mondo, a metà strada sarebbe già stato logoro.
"Questa è la soluzione più ragionevole!" pensò la carta scritta. "Non ci avevo affatto pensato! Così io resto a casa e ricevo gli onori come un vecchio nonno. Hanno scritto su di me, le parole dalla penna sono scivolate su di me. Io resto qui e i libri se ne vanno in giro. Adesso si comincia a concludere qualcosa. Come sono felice! Come sono fortunato!"
La carta venne raccolta a fasci e posta su uno scaffale. "È bello riposarsi e meditare sul proprio operato!" esclamò la carta. "
È giusto che ci si raccolga a meditare su quello che si ha dentro. Solo adesso so con precisione cosa ho dentro di me. Conoscere se stessi è il vero progresso. Chissà cosa accadrà adesso? Naturalmente accadrà qualcosa di nuovo, perché è sempre così."



Un giorno tutta la carta venne messa nel camino; doveva essere bruciata, dato che non poteva essere data al droghiere per avvolgervi il burro o lo zucchero. Tutti i bambini della casa si erano raccolti per vedere la carta prendere fuoco, per vedere le numerose scintille rosse della cenere che scappavano via e si spegnevano, una dopo l'altra, molto velocemente; sembrano i bambini che escono da scuola, e l'ultima scintilla è il maestro, si crede che sia già andato via, e invece eccolo che arriva poco dopo gli altri.
Tutta la carta fu messa nel fuoco in un unico fascio. Come prese fuoco subito! "Uh!" disse, e fu tutta una fiamma. Guizzò altissima, dove mai il lino aveva saputo alzare il suo fiorellino blu, e brillò come mai la bianca tela aveva saputo brillare. Tutte le lettere scritte diventarono rosse in un attimo e tutte le parole e i pensieri presero fuoco.
"Ora arrivo fino al sole!" disse una voce tra le fiamme, e fu come se migliaia di voci l'avessero detto contemporaneamente; e la fiamma uscì all'aperto attraverso il camino; lì, ancora più eteree della fiamma stessa e invisibili agli occhi degli uomini, volarono piccolissime creature, tante quanti erano stati i fiorellini del lino. Erano ancora più leggere della fiamma da cui erano nate, e quando questa si spense e della carta rimase solo nera cenere, danzarono un'ultima volta prima di posarsi, poi lasciarono soltanto le loro impronte, le rosse scintille.
I bambini erano usciti da scuola e il maestro per ultimo, era proprio un divertimento guardarli, e i bambini della casa si misero a cantare intorno alla cenere spenta:
Snip, snap, snurre, Basselurre, la canzone è finita.
Ma ognuno di quei piccoli esseri invisibili diceva: "La canzone non è mai finita! Questa è la cosa più bella! Io lo so e per questo sono il più felice del mondo!."
Ma i bambini non vedevano e non capivano e del resto era giusto così, perché i bambini non devono sapere tutto.
* * * FINE * * *




martedì 4 giugno 2013

Proprio quando tutto appare grigio...

... Un seme di speranza è pronto a germogliare!
Ieri, rientrando in studio dopo un incontro di lavoro, proprio sotto la nostra porta... Io e il mio socio, entrambi fotografi, ci blocchiamo attoniti di fronte a questa meraviglia.
Una Violetta del Pensiero... Proprio lì, a pochi centimetri da un'auto che da lì a pochi minuti qualcuno avrebbe parcheggiato. Nata da un seme arrivato chissà da quale balcone, cascata su una fessura di asfalto con qualche granello di terriccio, quel poco che basta per far accadere un piccolo miracolo.
Quell'incontro di lavoro non era stato molto incoraggiante, ci prospettava un periodo di incertezza, così come il copione di questo periodo storico vuole.
Non siamo soliti scoraggiarci, abbiamo subito pensato a cosa faremo per trovare altre strade, abbiamo solo fatto progetti di come spenderemo questi mesi a venire con nuove prospettive.
L'incontro con questo fiore sull'asfalto è stato un segno, del fatto che stavamo pensando... buono...
Non è un post di giardinaggio questo, ma solo di speranza per tutti coloro che in questo momento difficile vedono solo grigio.
Per tutti.
Per chi ha perso un lavoro, una persona cara, per chi non trova la strada, per chi crede che non si possa guarire... A volte basta guardare da un punto di vista diverso. 
Abbassi lo sguardo e vedi una violetta sull'asfalto.
Flora
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